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Pontormo, Il.

Pseudonimo di Iàcopo Carrucci o Carucci. Pittore italiano. Figlio del pittore Bartolomeo di Iacopo, discepolo del Ghirlandaio, la sua presenza è attestata a Firenze già nel 1508, dove fu allievo di Leonardo, Piero di Cosimo e M. Albertelli. A partire dal 1512 e fino al 1514 frequentò la bottega di Andrea del Sarto, che esercitò un forte influsso sul suo stile giovanile, in particolare per quanto riguarda gli equilibrati schemi compositivi e lo sfumato leonardesco. A questo periodo appartengono le decorazioni per i carri carnevaleschi del 1513, l'affresco con la Fede e la Carità sul portico della chiesa dell'Annunziata a Firenze. A partire dal 1514 gli furono commissionate le prime opere importanti, quali gli affreschi con la Madonna e quattro santi (1514), la Visitazione (1514-18, Firenze, chiostrino dei voti nella chiesa dell'Annunziata), le decorazioni per la sala papale nel convento di Santa Maria Novella, la pala Pucci (1518, Firenze, San Michele Visdomini), tutte opere in cui, sotto l'influsso di Michelangelo e di Dürer, elaborò uno stile più astratto e ricco di pathos, oscillante fra perfetto ordine compositivo e ribaltamento di tale ordine. Tuttavia la permanenza della pratica disegnativa segnava una continuità di fondo con il Classicismo. A partire dal 1518 P. lavorò per i Medici che, dopo avergli commissionato un ritratto commemorativo di Cosimo il Vecchio (Firenze, Uffizi), gli affidarono la realizzazione degli affreschi delle due lunette nella sala principale di villa Medici a Poggio a Caiano. La morte di Leone X (1521) gli impedì di terminare l'opera e P. riuscì a decorare una sola lunetta con gli idilli campestri di Vertumno e Pomona, che nella produzione dell'artista rappresentano una parentesi ancora classica, lontana dalle suggestioni nordiche e michelangiolesche. La peste (1523-25) lo costrinse a rifugiarsi, insieme all'allievo Bronzino, nella certosa di Galluzzo in Val d'Ema. Qui, nel clima instabile creato sia dal dilagare della peste sia dall'incertezza in campo politico, P. si allontanò sempre più dalle norme classiche per approdare a un senso patetico e allucinato della realtà. Nella certosa dipinse cinque scene della Passione, una Natività del Battista e una Cena in Emmaus (Firenze, Uffizi), ispirata a Dürer. Questa visione drammatica e irreale trova chiara esemplificazione nella Deposizione (1526-28), eseguita per la cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita a Firenze, opera fondamentale del Manierismo toscano. Sempre in Santa Felicita realizzò un affresco con l'Annunciazione e i Quattro evangelisti, in collaborazione con Bronzino. Allo stesso periodo appartengono la Visitazione (1528, Carmignano, pieve di San Michele) e la pala di S. Anna (1529, Parigi, Louvre). Dopo il 1530, rientrati i Medici a Firenze, P., grazie alla mediazione di Pierfrancesco Ricci, divenne pittore ufficiale, avvicinandosi sempre di più allo stile michelangiolesco. Decorò due ville medicee, a Careggi (1535-36) e a Castello (1537-43), ma i suoi affreschi sono andati distrutti. Infine nel 1546 il duca Cosimo gli affidò la realizzazione delle storie bibliche nel coro di San Lorenzo a Firenze, opera che lo occupò per il resto dei suoi giorni, restando incompiuta; dai disegni preparatori si può tuttavia desumere il carattere monumentale dello stile tardo dell'artista e l'esasperazione dell'influsso di Michelangelo (Pontormo, od. Pontorme, Empoli 1494 - Firenze 1556).
Il Pontormo: “Visitazione” (Carmignano, Pieve)